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Genesi e prima edizione Quando e dove è nato il “calcetto” in Italia? Il mito racconta che, al Circolo Tennis Parioli a piazza Apollodoro, Nicola Pietrangeli e compagni nelle giornate di pioggia sostituivano le racchette con un pallone, la rete di metà campo veniva smontata e due sassi bastavano ad individuare le porte. Anche il Tennis Roma seguì l’esempio del Parioli. Quindi il calcetto arrivò nei circoli di canottieri. Marcello Folena, in un articolo apparso sulla rivista “Calcio” nel 1979, ha fornito la sua versione sul debutto del calcio a cinque in Italia: Caso volle che nel Parioli, tra gli appassionati di tennis, ve ne fossero molti che erano anche appassionati di calcio e praticanti essi stessi. Finché, in una grigia giornata invernale, durante la quale nessuno aveva voglia di giocare a tennis, e un gruppetto di calciofili stava malinconicamente seduto in poltrona, ci fu chi ebbe la bella idea di lanciare una proposta: “Perché non andiamo sul campo 10, togliamo la rete e tiriamo due calci?”. La rete da tennis sparì in un baleno, furono rimediati due pali per porte, comparve per incanto un pallone. Il “calcetto” era nato.
Al C.C. Lazio nel 1963 partì infatti il primo torneo sociale interno, che coinvolse una quarantina di giocatori dai sedici agli “anta” sul campo da tennis n. 5. Tornei simili si giocavano in altri circoli. Da quella prima fase scapigliata, si passò ad una seconda fase che funse da preludio alla formalizzazione del gioco. Alcuni circoli iniziarono ad indire tornei aperti alla partecipazione di squadre esterne e nella primavera del 1964 il C.C.T. Lazio svolse il suo primo torneo diurno ad inviti, organizzato dal “consigliere al calcetto” Dante Nunzi che cominciò a pressare il tesoriere del Circolo, Pellegrino Piperno, affinché avallasse un finanziamento che consentisse di fornire il campo n. 5, dotato di una gradinata e utilizzato per il calcetto, di un impianto d’illuminazione. A fine maggio del 1965 il campo da calcetto era bello e pronto. Nunzi poté così varare la prima edizione della “Coppa dei Canottieri”. Raccolse l’adesione di dieci club, cui aggiunse due selezioni indigene: C.C.T. Lazio “A”, C.C.T. Lazio “B”, T.C. Parioli, C.C. Roma, C.C. Aniene, R.C.C. Tevere Remo, C.C. Tirrenia Todaro, T.C. Roma, Ex Massimo, Giovinezza Autovox, Itos (di Rino Tommasi), Prati Kermesse. Il torneo partì la sera di lunedì 14 giugno. Ospite d’onore Fulvio Bernardini. Nella finalissima, vittoria del Parioli per 5-1 sulla Lazio.
“Babbo” Valiani lancia il torneo: 1966-1970
Dalla seconda edizione le redini organizzative furono prese in mano da Gustavo Valiani, in qualità di nuovo “consigliere al calcio e al calcetto”. Nel 1966 allargò il torneo a quindici formazioni. Vinse una “new entry”, il Tennis Fleming, nato da una secessione di sette “calcettari” del Parioli. Nel 1967 Valiani impose una regola che vietava di giocare ai “mercenari” del Caravella, cioè a quegli elementi che non erano soci dei club. La finalissima tra il Parioli e il Fleming si concluse 2-2, e neppure i tempi supplementari di 10’ cambiarono il risultato. Allora Parmeggiani propose il lancio della monetina per decidere chi dovesse portarsi via la coppa. Fu fortunato. Nel 1968 scese in campo una delle glorie più fulgide degli anni ’40 e ‘50: Amedeo Amadei. Il “Fornaretto”, col Caiano. In finale, i laziali sfiorarono la vittoria: in vantaggio 3-1 a pochi minuti dal termine, furono rimontati dal Parioli “B” fino al 3-3. Nei supplementari Provenzani fissò lo score sul 4-3. L’alternarsi di vittorie del Parioli e del Fleming ebbe il suo episodio conclusivo nel 1969 quando Parmeggiani e gli altri campioni del Fleming surclassarono in finale 7-1 la Lazio. Un campione non ancora dimenticato come Garrincha aveva deliziato, sia pure per poco, i palati fini degli appassionati. Nel 1970 Valiani s’inventò la “Coppa del Cinquantenario”. Nel match di finale la Canottieri Roma sconfisse 3-2 il Fleming.
The Golden Age: 1971-1980
Negli anni ’70 la Coppa dei Canottieri visse una stagione lunga e felice. Fu il periodo in cui Valiani decise d’ingrandire sempre più il “suo” torneo, con l’emersione di realtà calcettistiche quali il Massimi, il Belle Arti e l’Hobby Sport. Sul finire del decennio, la prima generazione, non potendo più competere coi propri figli, creò un torneo per se stessa: gli “Over 40”. Fu quello il segno che il “calcetto romantico” stava ormai tramontando. Nel 1971 tornò alla vittoria il Tennis Parioli che si confermò nel ‘72 quando la novità fu un incontro femminile SS Andrea Doria - SS Flaminio. In finale, la Coppa venne assegnata per “ritiro” del C.C. Roma. Nel 1973 Valiani riuscì a promuovere una fusione fra i migliori elementi biancocelesti e alcuni esuli del Parioli, e lo svecchiamento produsse subito una netta vittoria, ripetuta l’anno dopo, allorché “Babbo” presentò la squadra campione in carica sotto il nome di “Lazio Decennale”. Nel quadriennio 1975-78, quando andarono a segno due volte il Parioli, poi la Lazio ed ancora il Parioli. Nell’edizione del ‘79 il Belle Arti andò per il terzo anno consecutivo in finale, ma fu sconfitta 4-2 dal Nuovo Massimi. Nel 1980 nelle file biancocelesti debuttò uno dei protagonisti futuri: Marco Ieradi.
“Wimbledon del calcetto”: 1981-1993
Sono gli anni che vedono il calcetto uscire dagli ambiti fiumaroli per dare vita ad una proliferazione di tornei. L’allargamento dei partecipanti conduce alla trasformazione del gioco in una vera disciplina, inquadrata come una delle quattro divisioni della Lega Nazionale Dilettanti. Sorge una Federazione Italiana Calcetto, promossa e coordinata da Valiani, ma la FIC si spacca e ne rampolla fuori la LIC (Lega Italiana Calcetto), poi la temporanea unione FIC-LIC porta alla costituzione di un Comitato Nazionale del Calcetto, ideato dalla FIGC nel 1983. Nel 1984 parte il primo Campionato Nazionale sotto l’egida della FIGC. Valiani riesce a tenere in vita la sua creatura: la partecipazione, tra i veterani, di ex glorie del calcio (Lovati, Morrone, Wilson, Martini, Chinaglia, Cordova, Spinosi e tanti altri), e l’introduzione dell’over 50, rendono più ricco e interessante il torneo. Nel torneo del 1981 si conferma la “Juventus” d’allora: il Circolo Belle Arti. L’edizione del 1982 è quella dei Mondiali in Spagna. L’RCB costituiva l’apice di un manipolo di società carneadi arrivate a contrastare il tradizionale dominio dei circoli Belle Arti, Massimi, Parioli, Eur, Tevere Remo, Sporting, Canottieri Roma e Canottieri Lazio. Nome nuovo, quello del C.C. Aniene, che piazza la sua doppietta nel 1983 e 1984. Dopo l’Aniene, nel 1985 tocca alla Tevere Remo del trainer Trombetta, ma nel 1986 i giallocelesti tornano al successo: 5-4 alla Lazio. La lista delle “new entry” nell’albo della competizione continuò nel 1987, quando si registrò il trionfo, veramente a sorpresa, del C.T. Capannelle: 4-3 in finale sul Mercuri. Speaker d’eccezione della serata fu il giornalista Fabrizio Maffei, socio biancoceleste e super tifoso della Lazio. Il Trofeo Veterani andò al Villa Aurelia, e si disputò anche una competizione under 18. Per la prima volta, le 40 squadre partecipanti ai tre tornei giocarono sulla nuova superficie in erba sintetica. Nel 1988, anno in cui entrarono in vigore le nuove regole UEFA, il ranking venne ridotto a dodici partecipanti: i classici circoli che avevano scritto la storia della Coppa, più il rientro del Tirrenia e l’ammissione della “seria” Corte dei Conti. I biancoelesti, guidati in panchina da Massimo Larena, tornarono alla vittoria dopo dieci stagioni, superando nella finale del 15 luglio per 4-2 i gialli dello Sporting Eur. “Spalti gremiti sino all’inverosimile” salutarono l’entrata in campo della Canottieri Lazio e della Canottieri Roma nel derby della finalissima del 10 luglio 1989, vinta 3-2 dalla Roma. Il torneo dei “senior”, che ormai poneva in lizza lo stesso numero di squadre degli Assoluti, fu seguito col massimo interesse nel 1990, allorché si presentò nella “fossa”, con la maglia del C.C. Roma, Giorgio Chinaglia. La carismatica presenza di “Long John” non bastò ai giallorossi, perché il trofeo andò ancora nelle mani del C.C.T. Lazio. Nel torneo maggiore la Lazio fu bloccata in semifinale dall’Aniene di Carletto Perrone, che a sua volta si arrese in finale (2-1) al Parioli del goleador Sergio De Bac. L’andazzo delle finali inedite continuò nel 1991. I giallocelesti del Tennis Roma, guidati in campo dal nazionale Marco Elia, il 26 luglio batterono 6-5 i biancoverdi dello Sporting Eur. Nel 1992 iniziò finale tra Aniene B e Parioli, vinta ai rigori dai gialloblu di Perrone. Nella finale Lazio-Roma veterani Chinaglia realizzò tre reti ai biancocelesti: una battuta popolare disse che il giorno appresso corse a confessare il peccato in chiesa. L’edizione 1993, l’ultima patrocinata da Valiani, riportò la coppa nelle mani della Tevere Remo. I rossoblu sconfissero nettamente in finale per 3 a 0 la Canottieri Lazio. Si svolse per la prima volta il torneo Over 50, oltre agli Assoluti e agli Over 40. Lo vinse la Lazio.
Il dopo Valiani e l’entrata degli sponsor: 1994-2003
Piero Marconi rilevò nel 1994 la gestione del torneo. La XXX edizione della Coppa dei Canottieri venne presentata con una brochure recante un delicato ricordo di Gustavo Valiani. Il presidente Cesare Previti volle formare un Comitato d’Onore, che incluse il presidente del CONI Pescante, il presidente onorario Nostini, il presidente della FIGC Matarrese, il presidente della LND Giulivi ed il presidente della Divisione Calcio a 5, De Luca Tamajo. Eolo Capacci coordinò un Ufficio Stampa e TV. Nella categoria Assoluti la Coppa andò per la prima volta al C.T. Eur., che sconfisse 5-2 in finale il Tennis Eur. I biancorossi provarono a fare il bis l’anno dopo, ma vennero stoppati, il 3 luglio in semifinale, dalla Tevere Remo. Nell’altra semifinale l’Aniene ebbe la meglio sul Tennis Parioli. Nella finale l’Aniene superò la Tevere. Il torneo 1995 registrò una new entry importante: quella dell’Antico Tiro a Volo. Nell’edizione 1996 agli Assoluti fu ammessa un’altra nuove squadre appartenente a un circolo retto da uno statuto: la Ferratella. Nella finalissima l’Aniene batté 7-6 il Parioli. La finale 1997 fu ancora più emozionante, vinta dallo Sporting Eur sulla Tevere Remo per 7-6 ai rigori. Nel ’98 successo dell’Aniene sulla Tevere Remo, nel ’99 rivincita della Lazio di capitan Leonardi, nell’anno in cui Marco Ieradi subentrò a Piero Marconi come organizzatore del torneo. La magia biancoceleste continuò nel 2000: 6-4 in finale allo Sporting Eur. L’edizione del 2001 ebbe, per la prima volta, uno sponsor ufficiale: la Daewoo. Uno stop al termine della prima settimana consentì ad Alberto Sordi di presentare alla Canottieri il suo libro: “Storie di un italiano”. Nella serata finale, dopo il calcio d’avvio della “madrina” Milena Miconi, il C.C. Aniene superò 2-1 lo Sporting Eur. I giallocelesti si appropriarono anche del trofeo Over 40, mentre gli imbattibili biancocelesti guidati da Turi dominarono l’Over 50. Grazie alla partecipazione di sette sponsor e di otto partner, la Coppa 2002 rinfrescò il suo look. Nuovo il campo, dotato di una superficie sintetica all’avanguardia, nuove le reti, nuovi i pali dell’illuminazione, il palco, la tribuna coi seggiolini azzurri al posto dei gradoni, nuovo e tutto elettronico il tabellone. Un’edizione n. 39 organizzata alla grande, sostenuta dal pool di sponsor, e con una attenzione ai dettagli quasi maniacale. Dal 23 giugno al 21 luglio si sono alternati nella “fossa” ex campioni del calcio (Zibì Boniek, Lorenzo Marronaro, Mimmo Caso, Ezio Sella, Carlo Perrone, Michelangelo Sulfaro, Luciano Spinosi) ed esponenti del calcio a cinque delle serie maggiori (Mirko Antonazzi, Diego Tavano, Marco Maresca, Gianluca Plini, Marco Ripesi). Ben 42 le squadre iscritte, compresi gli Under 12. Il torneo degli Assoluti è stato bellissimo, emozionane e tirato dalla prima all’ultima delle 72 partite in programma. Gol a grappoli (482) e bomber in vetrina. I biancocelesti, guidati in panchina da Ieradi, hanno travolto tutti gli ostacoli fino a giungere all’appuntamento finale contro i campioni in carica della Tevere Remo. Davanti a spalti gremiti da un pubblico sovraeccitato, dopo il calcio d’inizio della madrina Antonella Mosetti e il discorso di prammatica del presidente Antonio Buccioni, la serata è partita con le finali Over 40 e Over 50, vinte dall’imbattibile Aniene e dalla Canottieri Roma. Quindi si dava il via alla sfida Lazio-Tevere, vinta 6-4 finale dai biancocelesti, al settimo successo nella Coppa. Ora i laziali si presentano alla manifestazione del 2004 ad una sola lunghezza, per numero di vittorie, dall’Aniene e dal Parioli. La XL edizione della Coppa dei Canottieri sarà un evento speciale, che vedrà allinearsi alla partenza tutte le migliori squadre che hanno concorso a farne la storia dal lontano 1965.
40 anni nella Fossa
Ripercorriamo la storia della coppa, 40 anni di vittorie, esordi, sconfitte ma soprattutto di sport, quello sano, fatto solo di passione.
Quando e dove è nato il "calcetto" in Italia? Probabilmente è impossibile dare una risposta precisa, anche se molti indizi fanno pensare che esso abbia mosso i primi passi a Roma, subito dopo la guerra e poi negli anni ’50, avendo come substrato l’ambiente dei circoli tennistici. Il mito racconta che, al Circolo Tennis Parioli a piazza Apollodoro, Nicola Pietrangeli e compagni nelle giornate di pioggia sostituissero le racchette con un pallone, la rete di metà campo veniva smontata e due sassi bastavano ad individuare le porte. Nel 1948 fu creato un campo per il calcetto, con porte amovibili di tre metri per due. Anche il Tennis Roma e il Tennis Verbano seguirono l’esempio del Parioli. Quindi il calcetto arrivò nei circoli di canottieri. Sicuramente al Canottieri e Tennis Lazio, intorno al 1960, si era già diffusa la pratica di rimuovere le reti da tennis e piazzare porte per il calcetto. Nel 1963 partì infatti il primo torneo sociale interno, che coinvolse una quarantina di giocatori dai sedici agli "anta" sul campo da tennis n. 5. Tornei simili si giocavano in altri circoli.
Sul "lungotevere della borghesia", nell’area fiumarola compresa tra i quartieri Prati, Parioli, Vigna Clara e Flaminio, fiorì quindi il calcetto, in quegli anni di boom economico e di estetismi calcistici sudamericani. Crebbe basandosi su una tribù di appassionati, appartenenti allo stesso ambiente e che producevano una miscela sempre uguale: virtuosismi in campo, gioco bello, sfottò a profusione e voglia di vincere la piccola posta in palio. Pecche di quel calcetto romantico erano la mancanza di tenuta fisica, il livello agonistico intermittente, gli schemi abbozzati, l’impermeabilità a qualsiasi confronto con "altri" calcetti. Da quella prima fase scapigliata, si passò ad una seconda fase che funse da preludio alla formalizzazione del gioco. Alcuni circoli iniziarono ad indire tornei aperti alla partecipazione di squadre esterne; squadre che rampollavano da quegli stessi elementi che animavano il mondo del calcio dilettantistico capitolino.
Nella primavera del 1964 il CCT Lazio svolse il suo primo torneo diurno ad inviti, organizzato dal "consigliere al calcetto" Dante Nunzi. I laziali lo vinsero al termine di un’infuocata finale col Nuovo Circolo Tennis Parioli, che nel frattempo aveva spostato la sede a Monte Antenne. Nell’occasione, i biancocelesti schierarono la seguente formazione: Angiolo Valiani, Pino Nunzi, Carlo Savini, Romano Bernardini, Eolo Capacci (capitano), Bruno Valabrega, Tito Giuliani. L’anno successivo Nunzi e Valabrega composero due squadre che parteciparono ad un torneo promosso dall’Autovox, sul campo del CC Aniene. Il team dei "canottieri" (l’altro era quello dei "tennisti") si aggiudicò il trofeo. Nunzi, entusiasmato dalle prodezze del figliolo Pino, cominciò a pressare il tesoriere del Circolo, Pellegrino Piperno, affinché avallasse un finanziamento che consentisse di fornire di un impianto d’illuminazione il campo n. 5, dotato di una gradinata e ampiamente utilizzato per il calcetto. A fine maggio del 1965 il campo "in notturna" era bello e pronto. Nunzi poté così varare la prima edizione della Coppa dei Canottieri, da giocarsi nelle fresche serate estive romane. Raccolse l’adesione di dieci club, cui aggiunse due selezioni indigene. Si formò un ranking composto da 12 squadre: CCT Lazio "A", CCT Lazio "B", NTC Parioli, CC Roma, CC Aniene, RCC Tevere Remo, CC Tirrenia Todaro, TC Roma, Ex Massimo, Giovinezza Autovox, Itos, Prati Kermesse. Le squadre furono suddivise in due gironi, con le prime classificate di ciascun raggruppamento che andavano a giocarsi le semifinali e le finali. Il torneo partì la sera di lunedì 14 giugno.
Ospite d’onore Fulvio Bernardini, che in quei giorni stava concludendo col Bologna il suo rapporto di allenatore. Una foto di "Fuffo", in tuta da allenatore sul campo di terra rossa del CCT Lazio, venne pubblicata sul "Corriere dello Sport" e funzionò a meraviglia come biglietto da visita del torneo. Nuovo Tennis Parioli, Canottieri Lazio, Canottieri Roma e Prati Kermesse approdarono alle semifinali.
Il Parioli battè 4-2 la Kermesse e la Lazio si aggiudicò 5-3 il derby. La finalissima, disputata il 4 luglio, vide di fronte il Parioli del trentaquattrenne Luigi Giuliano - con Lucio D’Orsola, Mauro Monteduro, Maurizio Pozzi, Stefano Provenzani, Giangiacomo Biadene, Gianluigi Parmeggiani ed il portiere Ernesto Alicicco - e i "canottieri" della Lazio.
Vinsero i biancoverdi pariolini 5-1, mentre in tribuna si notò il talento della squadra pugilistica del Circolo di casa.
La rissa fu innescata, alla fine del primo tempo (1-0), da un diverbio tra Giuliano, l’ex capitano della AS Roma che fungeva da allenatore-giocatore del Parioli, e Valiani junior; coinvolse soprattutto il pubblico e volarono alcune sedie. Prima della finale, nell’incontro valido per il terzo posto, il CC Roma (Valentini, De Vittembeschi, Pietrangeli, Ciocca, Margheritini, Lombardi e Paveri) aveva regolato a fatica la Kermesse (Carchella, Magrini, Turi, Fanelli, Luciani, Raggetti e Luzzi). Migliori giocatori del torneo furono giudicati ex aequo Claudio De Vittembeschi e Pino Nunzi.
"Babbo" Valiani lancia il torneo : 1966-1970
Il clamoroso benvenuto dato dai calciofili alla "Coppa" indicava che la rotta era quella giusta.
Dalla seconda edizione le redini organizzative furono prese in mano da Gustavo Valiani, in qualità di nuovo "consigliere al calcio e al calcetto". Valiani, l’anno prima, aveva portato al torneo la versione calcettistica della sua squadra di calcio: la Prati Kermesse.
Dopo parecchie discussioni per scremare le numerose richieste pervenute e definire le teste di serie, allargò il torneo a quindici formazioni, suddivise in tre gironi; seguivano due gironi da tre e le semifinali. Una formula modernissima, che consentiva la disputa di una quarantina di match, dal lunedì al venerdì, per un mese filato. Il torneo iniziò il 14 giugno. Fu ancora un grosso, quasi incredibile successo di pubblico. Valiani ebbe l’accortezza di piazzare la finale prima dell’inizio dei Campionati del Mondo di football in Inghilterra. Vinse una "new entry", il Tennis Fleming, nato da una secessione di sette "calcettari" del Parioli. Essi erano: Parmeggiani, Savini, Giampieri, Biadene, il portiere Sergio Chimenti, il suo vice Mario Bazzani e Paolo Staccioli. I blu del Fleming batterono in semifinale la Lazio. Nella finalissima regolarono 6-3 la Roma "A" del funambolico De Vittembeschi e di Provenzani, passato per l’occasione nelle file giallorosse. Il Parioli, ridotto al lumicino, fu eliminato subito nel primo girone dalla sorpresa Lazio "B", con Nicola Ielpo e Piero Marconi. Terzo arrivò il Tennis Roma di Marcello Folena.
Valiani impose una regola che vietava di giocare ai "mercenari" del torneo Caravella, cioè a quegli elementi che non erano effettivi soci dei club. In semifinale, il Fleming batté ai tempi supplementari per 6-5 il CC Roma, rimontando da 1-5. Il CCT Lazio perse 3-1 col Parioli, nelle cui file erano rientrati Chimenti, Giuliano Vitale e Savini. La partita fu giocata nella ripresa quattro contro quattro, per l’espulsione di Nunzi e D’Orsola dopo una litigata.
La finale tra il Parioli e il Fleming si concluse 2-2, e neppure i tempi supplementari di 10’ cambiarono il risultato. Allora Parmeggiani propose il lancio della monetina per decidere chi dovesse portarsi via la coppa. Fu fortunato e poté esporre il trofeo nella bacheca del club che aveva creato col cognato Pantanella.
Il torneo venne caratterizzato da un aumento degli infortuni, causati dal gioco duro. Il povero De Vittembeschi si fratturò una gamba durante la finale per il terzo posto con la Lazio. In pratica, i "calcettari" giocavano ancora a calcio.
E tuttavia lo facevano in uno spazio molto più ristretto, con la conseguenza che tackle, entrate a scivolone o a gamba tesa finivano per mettere k.o. più di un partecipante.
Ma, ormai, l’entusiasmo per la "Coppa" aveva contagiato tutti. I circoli avevano preso a disputarsi i giocatori più forti. Le scissioni creavano nuovi team. Era facile scivolare da una squadra all’altra e ritrovarsi, da nemico, di fronte agli ex compagni.
Nello stesso tempo, si erano formati i primi "blocchi" e l’appuntamento estivo veniva atteso da tutti come un motivo di rivincita.
Tornei similari, che altri tentavano d’imbastire, non riscuotevano eguale fortuna. Dopo appena tre edizioni, la CdC possedeva già un suo carisma.
Si erano visti giocare, sicuramente per divertissement ma con la solita grinta, ex campioni professionisti come Giuliano, Cardarelli e Stucchi.
Scese in campo una delle glorie più fulgide degli anni ’40 e ‘50: Amedeo Amadei. Il "Fornaretto", allora quarantasettenne, vestì la maglia del Caiano, formazione che era una filiazione della Lazio ed aveva dentro i fratelli Valabrega, Massimo Larena, Giorgio e Gian Casoni. Il Parioli quell’anno presentava due squadre, grazie alla riconciliazione avvenuta con i reprobi tornati dal Fleming. Il Fleming, a sua volta, mise in lizza una compagine imperniata sul portiere Gazzelloni e sul bomber Turi. Il Parioli "A" fu clamorosamente eliminato in semifinale dalla Lazio: una "papera" di Chimenti su un tiro da lontano e un’inzuccata di Capacci su calcio d’angolo fecero la sorpresa. In finale, i laziali sfiorarono la vittoria. In vantaggio 3-1 a pochi minuti dal termine, furono rimontati dal Parioli "B". Nei supplementari Provenzani fissò lo score sul 4-3.
L’alternarsi di vittorie del Parioli e del Fleming ebbe il suo episodio conclusivo nel 1969. Ci fu un nuovo rimescolamento dei giocatori. Il Fleming si presentò con due squadre alla migliore delle quali si oppose però il CC Roma, che aveva operato bene in sede di "campagna acquisti".
I giallorossi (Lupi, Monteduro, Pietrangeli, Nunzi, Ciocca e Galeazzi) andarono a segno col pallottoliere nelle partite iniziali. Giampiero Galeazzi, col fisico da canottiere e non ancora "bisteccone", segnava a mitraglia. Nel gironcino a tre vinsero la prima e poi mandarono le riserve ad affrontare la Lazio "B". La partita si risolse in una scazzottata, con offese verbali che coinvolsero i dirigenti. Il CC Roma si ritirò dal torneo.
Galeazzi non ebbe il premio come miglior realizzatore e le relazioni diplomatiche e fisiche tra i due circoli furono interrotte. Il 15 luglio, pochi giorni prima l’allunaggio della navicella Apollo 11, Provenzani e gli altri campioni del Fleming surclassarono in finale 7-1 la Lazio.
Così, Parioli e Fleming si trovavano ora a poter vantare due vittorie ciascuno. Nuove realtà si erano inoltre affacciate alla ribalta: il Tennis Eur, il Due Pini, il Saxa Rubra, l’Old Aurelia, il Nautico Ladispoli e la Romana Nuoto.
Un campione non ancora dimenticato come Garrincha aveva deliziato, sia pure per poco, i palati fini degli intenditori. Questi si ritrovavano immancabilmente, ad inizio estate, sulla tribunetta (ampliata nel 1968) lungo il fiume, a commentare la campagna acquisti-cessioni dei club di Serie A, gustandosi qualche sana battaglia di calci sulla terra rossa.
Nel 1970 Valiani s’inventò la "Coppa del Cinquantenario", inserendo la manifestazione nel contesto delle celebrazioni che festeggiavano il mezzo secolo dalla nascita del Circolo. Furono invitate 16 squadre e la formazione migliore delle due messe in campo dai biancocelesti fu chiamata "Lazio 50". Allineava De Micheli, Valiani, Pesce, Knoke, Marconi, Capacci e Bernardini. "Babbo" non fu fortunato, le partite promossero alle semifinali le due formazioni del Fleming, il CC Roma e il TC Roma. Nel match di finale il Canottieri Roma, guidato in panchina da Checco Giampieri, sconfisse 3-2 il Fleming. Una partita tutta in rimonta, perché i blu andarono sul 2-0, quindi Chimenti salvò il 3-0 e Nunzi dimezzò le distanze. Nei minuti conclusivi una doppietta di Pietrangeli, che amava giostrare da "mezza punta", ribaltò il risultato. I giallorossi allinearono Chimenti, Monteduro, Raffaello Ciocca, un ex professionista che aveva militato nel Pescara e nel Cagliari, Nunzi, il redivivo Staccioli e, in attacco, il solito arrembante Galeazzi. Diciamo pure che la vittoria dei giallorossi fu clamorosa. Tornando a casa col trofeo conquistato in terra nemica, esso doveva apparire ai romanisti non d’argento ma d’oro, e imperioso come la corona tempestata di gemme che Diocleziano si era fatta ad imitazione dei re persiani, e che all’ingiro recava le parole: Roma caput mundi – regit orbis frena rotundi. Terzo arrivò il Fleming "B", che nasceva allora senza gli ex del Parioli, con Ranieri Gazzelloni in porta, i fratelli Basile e il sempre vivace Turi. In queste prime edizioni, la Coppa mostrò un calcetto "old fashion". Così ce lo descrive Sergio Chimenti:
"Si praticava un gioco meno frenetico di oggi, intessuto di passaggi brevi e triangolazioni. Rari erano i tiri da metà campo e molto importate risultava il ruolo del portiere, che ancora poteva indirizzare la palla con le mani dove voleva. Col lancio lungo, secondo movimenti preordinati, riuscivo a mandare in gol almeno uno dei miei compagni a partita. Li smarcavo come può fare un regista, con finte e spostamenti laterali in direzione opposta. Si giocava di sera d’estate e il problema del caldo era relativo, anche perché spesso nelle partite importanti pioveva. Ricordo la semifinale Roma-Fleming del ’70, interrotta per la pioggia, e un paio di finali rimandate: quasi un rito. Indossavamo magliette di cotone, a girocollo e quasi sempre a tinta unita. Il Parioli sceglieva tenute verdi, il Fleming bianche o blu. Calzavamo scarpe da tennis, perché si giocava sulla terra rossa. Il campo aveva tracciate le linee dell’area di porta e di centrocampo. Il pallone era il n° 5.
The Golden Age : 1971-1980
Con questo termine gli americani – sono stati loro ad inventare il giornalismo sportivo moderno – indicano quel particolare periodo in cui uno sport esce dal guscio d’origine e, ormai lanciato in quanto a popolarità, incasella una serie di eventi e di campioni, destinati a rimanere memorie "mitiche" per le generazioni successive. Negli anni ’70 la Coppa dei Canottieri visse una stagione lunga e felice, non ancora insidiata dai campionati del "calcio a cinque", dai tornei al coperto o al Foro Italico e dall’avvento di un semiprofessionismo di là da venire. Fu il periodo in cui "Babbo" Valiani decise d’ingrandire sempre più il "suo" torneo, continuando ad ammettere squadre estranee all’ambiente dei circoli. Un portato dei tempi, se consideriamo che si stava vivendo l’epoca post-sessantottina e una ventata di sinistra percorreva la Prima Repubblica. Ecco, quindi, calcare le aristocratiche terre rosse del Canottieri e Tennis Lazio ragazzi di estrazione proletaria, arruolati per la loro abilità nel trattare la palla e non per abitudine alla frequentazione. Ecco le prime esibizioni di calcetto femminile; l’emersione di realtà calcettistiche quali il Massimi, il Belle Arti e l’Hobby Sport; le innovazioni tecniche "valianesche", la più importante delle quali fu la punizione senza barriera calciata tre metri dietro la linea delimitante la zona di campo dove il fallo veniva subito. Ecco, infine, l’evolversi di un calcetto più dinamico, che andava elaborando per proprio conto le strategie acconce: lo schema 2-2 a quadrato, la formazione a rombo, la partecipazione del portiere all’impostazione della manovra.
Dalla prima generazione dei "tennisti, calciatori e canottieri", si passò ad una seconda più adusa al calcetto e meno al calcio. Sul finire del decennio, la generazione pioniera capì l’antifona: non potendo più competere coi propri figli, e neppure osando divorarli come Crono, creò un torneo per se stessa: gli "Over 40". Fu quello il segno che il "calcetto romantico" stava ormai tramontando.
Nuove compagini furono ammesse, come il S. Agnese, lo Sporting Eur e la Rari Nantes. Tornò alla vittoria il Parioli, nelle cui file stava cominciando a brillare la stella di Vincenzo Candela, possessore di caratteristiche fisiche e di una tecnica di palleggio che, per il calcetto, rappresentavano davvero il massimo. In semifinale Candela realizzò il gol che sbarrò il passo alla Lazio. Le due finali furono molto combattute. Dapprima il Fleming domò la Lazio 13-12: uno dei punteggi più altisonanti nella storia del torneo. Poi il Parioli sconfisse 6-5 la Tevere Remo. Alla Tevere non bastarono le capacità tecniche di Del Favero, Mantero, Trombetta e dei due fratelli Forte, Remo e Giampiero. L’anno seguente il Parioli confermò la leadership.
L’edizione del 1972 fu davvero particolare perché in realtà la finale fra il Parioli e il Canottieri Roma finì sette pari, e la Coppa venne assegnata per "ritiro" dei giallorossi. Restò così nella bacheca del Parioli. Quasi una nemesi storica di quanto era accaduto qualche anno avanti, con l’episodio del trofeo "buggerato" da Parmeggiani. Ma intanto, anche la Lazio meditava le sue rivincite.
Nel 1973 Valiani riuscì a promuovere una fusione fra i migliori elementi biancocelesti e alcuni esuli del Parioli. A due giorni dall’inizio delle ostilità, entrarono nei ranghi Chimenti, Giampieri e Candela. Integrarono il "settebello": D’Amico, Valiani junior, la riserva Priori e Mario Valentini, un superbo attaccante che poteva vantare qualche apparizione in Serie B. Per sfatare il tabù della conquista della Coppa, fu giocoforza fare il discorsetto di prammatica agli esclusi. I vari Capacci, Marconi ecc. andarono a formare una squadra dalle caratteristiche muscolari e psicologiche proprie dei "veterani". Lo svecchiamento produsse subito una netta vittoria, favorita dal fatto che il CC Roma non partecipava per squalifica ed il Parioli era ridotto a tocchi. La Lazio si divertì coi resti del Parioli. Battuta la Tevere Remo, nell’ultima partita il Fleming fu regolato con un umiliante 9-1. Il torneo si avvalse di una cornice elegante di pubblico. In tribuna si notarono volti famosi del mondo cinematografico e teatrale: Giancarlo Giannini, Enrico Montesano, Mario Monicelli, Dino Risi, Bernardo Bertolucci, Luigi Vannucchi e tanti altri.
La storica affermazione fu ripetuta l’anno dopo, allorché "Babbo" presentò la squadra campione in carica sotto il nome di "Lazio Decennale". I biancocelesti non tradirono le attese. Piegarono 3-2 gli azzurri del S. Agnese, la sorpresa del torneo; una squadra che girava tutta attorno ad un solo, estrosissimo giocatore, Palleschi, che però non passava mai la palla.
Nelle fasi finali se la dovettero vedere con l’Ex Massimo, forte del portiere Grisolia e di "Pepito Girotti, e poi coi biancorossi del CT Nomentano. Nella finalissima batterono 6-4 il Parioli, reti di Giampieri, Valentini, Valiani e D’Amico. I verdi avevano in porta Veroni, e dietro la coppia di marpioni Lucio D’Orsola e Stefano Provenzani; davanti incutevano rispetto i fratelli Forte. La partita si svolse il 23 luglio 1974, presenti oltre duemila persone della "Roma bene" sugli spalti, molte macchine parcheggiate in tripla fila ed il traffico congestionato sui lungotevere. Fu decisa da un grave errore dell’allenatore del Parioli, Sandri, che mise Provenzani in marcatura su D’Amico, mentre Giampiero Forte fu bloccato dall’implacabile "Nasa" Giampieri.
Quel campionato ebbe una specie di controesame inaspettato: a settembre, i possessori della Coppa sfidarono, in casa loro al circolo, una selezione della Lazio campione d’Italia. Pulici, Wilson, Chinaglia, Re Cecconi e Nanni furono sconfitti 3-0, infilati in contropiede dai lanci di Chimenti; inutili le loro bombardate dai venti metri, secondo uno stile proprio del calcio a undici ma assolutamente inefficace nel calcio a cinque.
Dopo dieci anni di lotte accanite, il torneo poteva cominciare a tirare i conti. Tre erano state le squadre dominatrici - Parioli, Fleming e Lazio - con l’inserimento del Canottieri Roma giusto a metà strada.
La tendenza fu confermata nel quadriennio 1975-78, quando andarono a segno due volte il Parioli, poi la Lazio ed ancora il Parioli.
Nel 1975 i biancoverdi si ritrovarono a giocare la finale col Fleming, che si era riciclato pescando dall’Ex Massimo. Finì 10 a 9 per il Parioli. La formazione del trainer Filippucci, saldissima in difesa col portiere Lupi ed il ritorno di Monteduro, si valse della vena realizzatrice di Remo Forte. L’anno dopo i pariolini, praticamente gli stessi uomini con in più D’Orsola, confermarono la leadership, schiacciando 4-1 in finale il CC Roma.
Nel 1977 la Lazio approfittò di uno scivolone del Parioli col Nomentano in fase di qualificazione, e agguantò la coppa per la terza volta. Superò in finale, dopo essersi preparata con un breve ritiro sull’Amiata, il Belle Arti per 4-3. Una partita drammatica. i blu si portarono in vantaggio, subirono la rimonta laziale ad opera di Mantero, Cappelli e Larena, accorciarono le distanze ma non riuscirono ad infilare il pallone del 4-4. Eroe della serata fu Chimenti, che parò un rigore assegnato dall’arbitro a 28" dalla fine. Il Belle Arti, squadra volitiva e tecnica, in semifinale aveva eliminato la sorpresa Due Pini, imperniata sul bomber Antonangeli. Gli elementi migliori del Belle Arti erano il portiere Midulla, i gemelli Massimo e Marco Franco, Renato Botti e i fratelli Filippini, il più forte dei quali, Alfredo, prossimo ad entrare con Botti nei ranghi della Nazionale. Il Belle Arti era, in effetti, la squadra dalle maggiori potenzialità di crescita. Fu respinta nel 1978 dal Parioli (5-2), che aveva Remo Forte al massimo del rendimento.
Nell’edizione del ‘79 il Belle Arti andò per il terzo anno consecutivo in finale, sconfitta 4-2 dal Nuovo Massimi che gli aveva tolto Botti.
Nel 1980, con 20 squadre al via e la novità del Trofeo Veterani, il Belle Arti debellò la jella, superando 5-4 la Roma. Alla Lazio andò il contentino del successo nel torneo dei "vecchietti". Nelle file biancocelesti debuttò uno dei protagonisti futuri: Marco Ieradi.
L’attuale organizzatore del torneo ricorda un simpatico aneddoto. Esso getta luce sull’atmosfera che regnava in campo e sugli spalti in quella che cominciò giustamente a essere chiamata "la Fossa dei leoni": "Le immagini che conservo nella mente sono quelle della gente che faceva a gara per accaparrarsi un posto in piedi. E poi "Babbo" Valiani con la sua sveglia che dettava i tempi di gioco, seguiva ansiosamente le nostre peregrinazioni sul terreno di gioco. Una volta, capitò a Giuseppe Badaracco di segnare un gol a dieci secondi dalla fine. Peppe si gira verso "Babbo" e gli fa: "Quanto manca?" "Un minuto". Peppe, palla al piede, ne scarta tre e tira in porta: gol e pareggio. Giocavamo contro il Belle Arti, finì 5-5 dopo che eravamo stati sotto 3-0, con loro che ci sfottevano dicendo: "Ragazzi, adesso giochiamo a tre tocchi". Quel pareggio fu una gioia immensa: era il 1980 e giocavo il mio primo torneo".
Wimbledon del calcetto : 1981-1993
Sono gli ultimi tre lustri della gestione di Gustavo Valiani, aiutato nella sua fatica dai consoci dirigenti e dall’amico Alberto Margheritini del CC Roma. Anni che vedono il calcetto uscire dagli ambiti fiumaroli per dare vita ad una proliferazione di tornei. L’allargamento dei partecipanti conduce alla trasformazione del gioco in una vera disciplina, inquadrata come una delle quattro divisioni della Lega Nazionale Dilettanti. Nel 1983 l’intervento autorevole della Federcalcio determina l’attesa svolta storica. Lo spontaneismo dei primi tempi lascia il posto ad un’organizzazione che poggia su comitati regionali. Nel 1984 parte il primo Campionato Nazionale FIGC, che istituisce quell’Albo d’Oro ancora oggi riconosciuto come l’unico ufficiale. Il tasso tecnico del calcetto (o "calcio a cinque", nella dizione federale) cresce, e ancor più s’innalza il livello strategico, grazie al sintetico in luogo della terra rossa, all’introduzione delle regole UEFA (uso del pallone n. 4, ridimensionamento delle porte, rimessa laterale coi piedi ecc.) e ai contatti con le federazioni estere. Sponsor importanti entrano in gioco. Alla fine degli anni ’80 sono centinaia le squadre sparse per la Penisola e decine i tornei d’interesse, che fanno da contorno alla Coppa Italia, al Campionato e al Torneo delle Regioni. Valiani si trova così di fronte al problema di mantenere in vita la sua creatura: il più prestigioso torneo italiano. Vi riesce ottimamente, spostando le date della Coppa a seconda delle necessità federali. I campioni che entrano nelle selezioni azzurre e quelli che partecipano, con le squadre capitoline, alle fasi finali del Campionato Nazionale, continuano ad esibirsi al torneo del CCT Lazio. Che si fa ancora più ricco e complesso, mantenendo il suo profilo di manifestazione d’élite che vuole divertire il mondo dei circoli. La partecipazione "tra i veterani" di ex glorie del calcio (Lovati, Morrone, Wilson, Martini, Chinaglia, Cordova, Spinosi), rende più ricco e interessante il torneo. L’introduzione della categoria over 50, il mantenimento della norma dell’invito e di alcune regole del "vecchio" calcetto, indicano la direzione da seguire a chi rileva l’organizzazione dopo la scomparsa del popolare "Babbo". Per tutti, la Coppa dei Canottieri è identificabile come il "Wimbledon del calcetto".
Il periodo si aprì con la conferma del titolo, nel torneo del 1981, da parte del formidabile squadrone del Circolo Belle Arti. Nella finale del 29 luglio, opposti al CT Eur, furono fermati sullo 0-0 dalle parate di Luca Bergamini, un ex delle giovanili della AS Roma. Vinsero comunque 4-3 ai rigori. Al Foro Italico, in contemporanea, si svolse la fase finale del campionato FIC; la vinse l’Hobby Sport. Il club di Michele Plastino partecipò l’anno successivo e per la seconda volta consecutiva alla Coppa. La squadra era composta da navigati frequentatori del calcio dilettantistico capitolino. S’impose in finale alla Lazio, strapazzandola 7-1. Larena e compagni si consolarono con "l’aglietto" dei veterani.
L’edizione del 1982 è da ricordare anche per altri motivi. Innanzi tutto, prese il via il 5 luglio, data la concorrenza dei Mondiali in Spagna.
In secondo luogo, Valiani ridusse a 16 le squadre partecipanti e introdusse due modifiche al regolamento del torneo. La prima recitava: il giocatore che incorrerà in cinque falli consecutivi verrà espulso definitivamente; la seconda era ancora più importante: durante l’incontro non si potranno effettuare più di tre passaggi indietro al portiere. Queste norme avevano come scopo di calmare il gioco, velocizzandolo e impedendo ai portieri-registi di calamitare le azioni su di loro.
Tipico esempio di "portiere-faccio-tutto-io" era l’ammiratissimo Bergamini, nel frattempo diventato il leader della Roma Casetta Bianca.
L’RCB costituiva l’apice di un manipolo di società carneadi arrivate a contrastare il tradizionale dominio dei circoli Belle Arti, Massimi, Parioli, Eur, Tevere Remo, Sporting, Roma e Lazio. Altro nome nuovo da temere era l’Aniene.
Nel 1983 proprio i giallocelesti a strisce verticali si fecero consegnare per la prima volta la Coppa. In finale, i ragazzi di capitan Nardini superarono 2 a 1 la BNL, compagine al suo esordio; in precedenza, si era svolto l’atto conclusivo del IV Trofeo Veterani, vinto dall’Aniene.
La XX edizione del 1984 fu affollata di spettatori come la precedente. Partì a fine giugno e si concluse il 19 luglio. In contemporanea, al Foro Italico si consumavano i play off del primo Campionato Italiano FIGC, cui partecipavano 4 formazioni uscite da una selezione di 350. La Coppa fu appannaggio dell’Aniene di Volpi e Malagò, capace di piegare 3-2 la Tevere di Fernando Sonnino. Il bomber Francesco Bolla, al 10’ dell’extra time, mise a segno il gol decisivo. Per il terzo posto, il Fleming Junior, allenato da Turi, schiantò 5-1 la Lazio di Emanuele Schiavetto. Migliori giocatori del torneo furono premiati Bolla ed il portiere Riccardo Celli dell’Aniene. I capocannonieri (11 reti) risultarono Alfredo Impiglia del Fleming e Boris Vannutelli dell’Aniene. Otto giorni dopo la finale disputata nella temuta "fossa", la Roma Barilla del trainer Giampiero Forte batteva in finale, davanti a ventimila spettatori al Foro Italico, la Roma Ultra RCB cara a Valter Ravera e forte dei nazionali Dario Roscioli e Luca Bergamini, che pure avevano partecipato al torneo di Valiani.
Dopo l’Aniene, nel 1985 toccò alla Tevere Remo del trainer Trombetta, di Massimo Vinci e Fabio Gismondi, artigliare la Coppa. I bianco-rosso-blu piegarono la resistenza del Belle Arti ai calci di rigore (10-9): un thrilling che ripeteva, in piccolo, la beffa di Roma-Liverpool accaduta ad un paio di chilometri di distanza l’anno prima. Capocannonieri del torneo risultarono il biancoceleste Peluso e Muccorini del Belle Arti.
L’edizione 1986 presentò un’inedita finale Aniene-Lazio. Valiani aveva parecchio rinforzato la squadra, "comprando" elementi del calibro di Fabio Roversi, Ranieri Gazzelloni, la promessa Chicco Bancale e il fantasista Fabrizio Tropiano. I laziali fecero l’impossibile, col loro capitano Alfredo Peluso autore di una tripletta, per riportare nella bacheca sociale il trofeo. I giallocelesti di Franco Ciccarelli, nel mezzo di un temporale, la spuntarono 5-4 a pochi secondi dalla fine, grazie ad un autogol. Ventiquattr’ore dopo giocarono il match d’esordio alle finali nazionali e persero inopinatamente con l’Ortana, vuoti com’erano di energie.
La lista delle "new entry" nell’albo della competizione continuò nel 1987, quando si registrò il trionfo, veramente a sorpresa, del CT Capannelle: 4-3 in finale sul Mercuri. Speaker della serata fu il giornalista Fabrizio Maffei.
Il Trofeo Veterani andò al Villa Aurelia e si disputò anche una competizione under 18. Per la prima volta, le 40 squadre partecipanti ai tre tornei giocarono sulla nuova superficie in erba sintetica. Purtroppo, il match Capannelle-Mercuri fu rovinato da una rissa.
I tafferugli della finale ed altri episodi incresciosi convinsero Valiani a dare ascolto al consigliere Piero Marconi, che chiedeva d’individuare dei criteri più severi nella diramazione degli inviti. Squadre come il Grottarossa, il Forma Center, l’Appio Claudio, il Nuovo Massimi, il Mercuri e il Capannelle non furono più invitate. Esse schieravano elementi che venivano fatti soci esclusivamente per partecipare al torneo, e senza i rigidi criteri che governavano le ammissioni ai circoli tradizionali.
Il ranking fu ridotto a 12 partecipanti: i classici circoli più il rientro del Tirrenia e l’ammissione della "seria" Corte dei Conti. I biancocelesti tornarono alla vittoria superando per 4 a 2 i gialli dello Sporting Eur.
Protagonista della serata fu il giovanissimo Leandro Leonardi, autore di una tripletta. Il CT Eur vinse tra i veterani.
"Spalti gremiti sino all’inverosimile" salutarono l’ingresso in campo del Canottieri Lazio e del Canottieri Roma nel derby della finalissima del 10 luglio 1989. Fin dal fischio d’inizio, i ragazzi di Ciolli non diedero spazio ai favoriti rivali.
Chiusero il primo tempo con un gol di vantaggio (Federico Maspes). Nella ripresa, Marco Ieradi pareggiò le sorti dell’incontro, ma subito dopo Salvati riportò sul 2-1 i giallorossi. Peluso, col suo sinistro al fulmicotone, acciuffò di forza il 2-2. Allo scadere, Maspes siglò il 3-2 conclusivo. Fu un torneo di altissimi contenuti agonistici e tecnici, con la Tevere Remo capace di regolare la RCB 6-5 per la piazza d’onore. Ai laziali rimase la consolazione delle vittorie degli under e dei veterani.
Il torneo dei "senior", che ormai poneva in lizza lo stesso numero di squadre degli Assoluti, fu seguito col massimo interesse nel 1990, allorché si presentò nella "fossa", con la maglia del CC Roma, Giorgio Chinaglia. La carismatica presenza di "Long John" non bastò ai giallorossi, perché il trofeo andò ancora nelle mani dei padroni di casa.
Nel torneo maggiore la Lazio fu bloccata in semifinale dall’Aniene di Carletto Perrone, che a sua volta si arrese in finale (2-1) al Parioli del goleador Sergio De Bac. Il torneo scattò il 29 giugno, vale a dire quattro giorni avanti la sciagurata Italia-Argentina di Napoli, con gli azzurri di Azeglio Vicini estromessi dai Mondiali da un rigore di Diego Armando Maradona.
L’andazzo delle finali inedite continuò nel 1991. I giallocelesti del Tennis Roma batterono 6-5 i biancoverdi dello Sporting Eur. Una quaterna del nazionale Marco Elia e il pressing esasperante determinarono il risultato. Il torneo venne spezzato da Valiani in due tronconi, allo scopo di concedere spazio alle finali FIGC in programma al "centralino" del Foro Italico.
Al via 12 formazioni. La squadra B dell’Aniene, forte dell’ex professionista Carletto Perrone, segnò 31 gol in cinque match nel girone di qualificazione. In semifinale schiantò 6-3 il CC Roma, mentre il Parioli, che pure vantava Zibì Boniek, superò 5-2 il CT Eur. La finale fu tiratissima (4-4) e si risolse ai rigori, a favore dei gialloblu. Fu proprio il polacco a sbagliare il rigore decisivo, dopo che Cestelli aveva segnato il suo. Tra i veterani, curioso fu l’episodio della finale Lazio-Roma. Chinaglia realizzò tre reti ai biancocelesti: una battuta popolare disse che il giorno appresso corse a confessare il peccato in chiesa.
L’edizione 1993, l’ultima patrocinata da Valiani, riportò la coppa nella bacheca della Tevere Remo. I rossoblu sconfissero in finale per 3 a 0 il Canottieri Lazio. Si svolse per la prima volta il torneo Over 50, oltre agli Assoluti e agli Over 40. Lo vinse la Lazio.
Il dopo Valiani e l’entrata degli sponsor : 1994-2004
Piero Marconi rilevò nel 1994 la gestione del torneo. Mancando al bravo Piero il carisma di "Babbo", egli si prese dei collaboratori validi cui impartì disposizioni precise: massima applicazione del regolamento e circoli che devono presentarsi con soci regolari, senza trucchi ed accordi sottobanco.
Quindi convocò i responsabili dei club e li informò del nuovo corso. La XXX edizione della CdC venne presentata con una brochure recante un delicato ricordo di Gustavo Valiani.
Il presidente Cesare Previti volle formare un Comitato d’Onore, che incluse il presidente del CONI Pescante, Renzo Nostini, il presidente della FIGC Antonio Matarrese, il presidente della LND Giulivi ed il presidente della Divisione Calcio a 5, De Luca Tamajo. Eolo Capacci coordinò un Ufficio Stampa e TV.
Tutte le partite furono presentate dallo speaker Mario Dominici, che negli anni a seguire sarebbe diventato un’istituzione del torneo. Il CC Lazio stava provvedendo in quel periodo alla ristrutturazione della sede, tuttavia la Coppa si svolse senza problemi. Nella categoria Assoluti parteciparono 13 formazioni. Le finali 3° e 4° posto Assoluti, 1° e 2° posto Over 50, 1° e 2°posto Veterani, 1° e 2° posto Assoluti rullarono nella serata di giovedì 14 luglio. Il giorno prima, gli azzurri di Arrigo Sacchi avevano conquistato l’accesso alla finale dei Mondiali americani, superando 2-1 la Bulgaria. Un brivido di eccitazione percorreva pubblico e giocatori e le finali furono tutte scoppiettanti. La Coppa andò per la prima volta al CT Eur, che sconfisse 5-2 il Tennis Eur. I biancorossi provarono a fare il bis l’anno dopo, ma vennero stoppati in semifinale dalla Tevere. Nella finalissima il CC Aniene superò con grande difficoltà la Tevere, imperniata sui fratelli Andrea e Simone De Petris. Finiti sul 3-3 i tempi regolamentari e sul 4-4 i supplementari, i giallocelesti conclusero 9-8 ai rigori.
Il torneo 1995 registrò una new entry importante: l’Antico Tiro a Volo.
L’edizione 1996 partì il primo luglio. Agli Assoluti fu ammessa un’altra squadra appartenente a un circolo retto da uno statuto: la Ferratella. Nella partita conclusiva l’Aniene batté 7-6 il Parioli. I pariolini, trascinati da De Bac, stavano vincendo nettamente quando un loro calo improvviso permise ai paladini dell’Acqua Acetosa, guidati dal loro presidente Giovanni Malagò, di ribaltare lo score; cose che succedono in un gioco veloce e nervoso come il calcetto. Il Parioli si consolò aggiudicandosi la prima edizione della Coppa "Babbo Valiani", assegnata al circolo che avesse conseguito il miglior risultato complessivo partecipando alle tre categorie.
La finale 1997 fu ancora più emozionante, perché le due finaliste, Sporting Eur e Tevere Remo, chiusero i tempi regolamentari e supplementari sul tre pari.
La "lotteria dei rigori" stabilì nei primi la formazione campione: 7 a 6. Lo Sporting, circolo blasonato presente a moltissime edizioni, ebbe così il piacere di essere la tredicesima società ad iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro della competizione.
L’edizione 1998 raccolse 15 partecipanti agli Assoluti, in rappresentanza di 9 circoli. La parte del leone toccò all’Aniene, con tre squadre iscritte. Scattò anche un torneo riservato agli Under 12.
Alla finale del 29 luglio la più accreditata delle formazioni giallocelesti si ritrovò di fronte la Tevere. La squadra di Malagò fece sua la Coppa, punendo ancora una volta ai rigori i rossoblu. Ma per la Coppa 1999 dovette subire la rivincita della Lazio di capitan Leonardi, nell’anno in cui Ieradi subentrò a Marconi come organizzatore del torneo.
Addirittura 8-1 il risultato della sfida. La magia biancoceleste continuò nel 2000, quando inutilmente la Nike tentò di lanciare a Roma un super-torneo a premi che potesse scalzare la CdC dal trono. I vari Ieradi, Ripesi, Mola, Leonardi, Radi, Civita, Montagnani, Leone garantirono al Circolo ospitante la vittoria numero sei, giusto due mesi dopo lo scudetto della Lazio di Eriksson. Nella finalissima i biancocelesti batterono 6-4 lo Sporting Eur.
L’edizione del 2001 ebbe, per la prima volta, uno sponsor ufficiale: la Daewoo. Il Corriere dello Sport-Stadio coprì l’avvenimento con resoconti giornalieri e fu disposto un servizio stampa; più una cena di gala ad inviti coi tavolini disposti, in splendida coreografia, sul manto verde il giorno dopo la finale. Si delineò un tipo di organizzazione a esito binario: una fase tecnica (calendari, regolamento ecc) curata da Marco Ieradi; una fase promozione-marketing curata da Edoardo Ottaviani, che si affidò alla SD Eventi nella persona di Claudio Briganti. Fu concessa l’iscrizione di 16 squadre e il torneo partì il 18 giugno. Uno stop al termine della prima settimana consentì ad Alberto Sordi di presentare al Canottieri il suo libro: "Storie di un italiano". Le partite si susseguirono all’insegna di una valenza tecnica elevata. In semifinale l’Aniene piegò 5-3 la Tevere Remo, mentre lo Sporting Eur, col suo punto di forza Armando Pozzi tesserato per la Lamaro campione d’Italia, ebbe la meglio ai rigori sulla Corte dei Conti. Nella serata finale l’Aniene batté 2-1 lo Sporting Eur. Una gara equilibratissima, decisa dalle reti di Giuffrida e Formilli nella ripresa. I giallocelesti si appropriarono anche del trofeo Over 40, mentre gli imbattibili biancocelesti di Turi dominarono l’Over 50.
Grazie alla partecipazione di sette sponsor e otto partner, la Coppa 2002 rinfrescò il suo look. Nuovo il campo, dotato di una superficie sintetica all’avanguardia, nuove le reti, nuovi i pali dell’illuminazione, il palco, la tribuna coi seggiolini azzurri al posto dei gradoni, nuovo e tutto elettronico il tabellone. Le 16 squadre concorrenti aprirono i giochi il 24 giugno e terminarono un mese dopo, di lunedì come da tradizione. In semifinale l’elettricità fu calamitata dal derby Aniene A - Aniene C, mentre la Tevere eliminò la Lazio. I biancorossoblu di De Julis superarono poi per 4-3 i rivali di sempre.
La formula dei quattro gironi da quattro, quarti di finale, semifinali e finale, venne confermata nel torneo del 2003. Un’edizione sostenuta da un pool di sponsor e con un’attenzione ai dettagli quasi maniacale. Dal 23 giugno al 21 luglio si alternarono nella "fossa" ex campioni del calcio (Boniek, Perrone, Marronaro, Caso, Sulfaro, Sella, Spinosi) ed esponenti del calcio a cinque delle serie maggiori (Mirko Antonazzi, Diego Tavano, Marco Maresca, Gianluca Plini, Marco Ripesi). Ben 42 le squadre iscritte, compresi gli Under 12. Il torneo degli Assoluti risultò emozionane e tirato dalla prima all’ultima delle 72 partite. Gol a grappoli (482) e bomber in vetrina, a caccia delle nomination per gli "Oscar" da consegnare ai migliori. Dodici volte andò a segno Giampiero Forte del Canottieri Roma, undici volte Massimo Del Rosso della Corte dei Conti e altrettante reti cumulò Tavano in forza al Canottieri Lazio. I biancocelesti travolsero tutti gli ostacoli fino a giungere all’appuntamento finale contro i campioni in carica della Tevere Remo. Davanti a spalti gremiti da un pubblico sovraeccitato, dopo il discorso di prammatica del presidente Buccioni la serata presentò le finali Over 40 e Over 50, vinte dall’imbattibile Aniene e dalla Roma. Quindi si diede il via alla sfida Lazio-Tevere e alle sue emozioni in serie. Un 6-4 donò al CC Lazio di Francesco Leone e Giulio Angella il settimo alloro nella Coppa.
E veniamo all’ultima edizione del 2004. La XL Coppa dei Canottieri è stato un evento in tutto speciale, che ha visto allinearsi alla partenza 37 squadre, suddivise nelle tre categorie e in rappresentanza di 10 società.
Hanno fatto da contorno ai principali tornei tre altri mini tornei riservati ai ragazzini. Le gare sono scattate il 21 giugno, per concludersi con i match di finale il 21 luglio. La Lazio l’ha fatta da padrone, vincendo due delle tre categorie in programma. Ha avuto come antagonisti i gialloblu che, pur arrivando in fondo a ogni competizione, sono riusciti ad agguantare la vittoria solo negli Over 40. La finalissima tra le prime squadre della Lazio e dell’Aniene ha registrato un dominio quasi assoluto dei biancocelesti, a cui ha fatto riscontro un certo nervosismo palesato dai ragazzi di Santoro.
Netta l’affermazione della Lazio (6-3), che si è aggiudicata il prestigioso trofeo messo in palio dal Presidente della Repubblica. Il giorno dopo le finali, le luci sulla Coppa si sono spente con la Serata di Gala, nello scenario suggestivo della "fossa". Il presidente del Circolo Canottieri Lazio, Antonio Buccioni, Fabrizio Tonelli presidente della Divisione Calcio a 5 e il presidente di Rai Trade, Roberto Di Russo, hanno consegnato i riconoscimenti ai protagonisti dei vari tornei.
La serata, mandata in onda, così come le finali e le partite degli Assoluti, da Roma Channel, ha avuto ospiti personaggi del mondo della televisione e della carta stampata, tra i quali Piero Marrazzo. Le quattro decadi di vita sono state celebrate con uno spettacolo che ha ripercorso la storia del calcetto dei circoli romani. Dal 2004 il CC Lazio ha deciso di fondare il Club della Coppa dei Canottieri. Una "hall of fame" destinata ad ospitare quei giocatori, tecnici e dirigenti che hanno contribuito e contribuiranno al successo della manifestazione. Socio onorario, ovviamente, Babbo Valiani, con a seguire i giocatori scelti come "quintetto ideale" del primo quarantennio: Marco Franco, Sergio De Bac, Sergio Chimenti, Stefano Provenzani e Remo Forte.
Al Club è stata dedicata all’interno del Circolo la Sala del Camino. Sul piano dei regolamenti, per il 2005 si è ritornati all’antico mettendo un limite alle possibilità dei circoli di schierare elementi estranei alla vita sociale.
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